Queste sono le ultime parole di George Floyd, un uomo di 46 anni ucciso da un agente di polizia statunitense che lo ha bloccato, premendogli il ginocchio sul collo con tutto il suo peso per circa nove minuti:
«È la mia faccia, amico
non ho fatto nulla di grave, amico,
ti prego,
ti prego,
ti prego non riesco a respirare,
ti prego amico,
qualcuno mi aiuti,
ti prego amico,
non riesco a respirare,
non riesco a respirare,
ti prego,
(parte non comprensibile)
amico non respiro, la mia faccia
devi solo alzarti,
non riesco a respirare,
ti prego, un ginocchio sul mio collo,
non riesco a respirare,
merda,
lo farò,
non posso muovermi,
mamma,
mamma,
non ce la faccio,
le mie ginocchia,
il mio collo,
sono finito,
sono finito,
sono claustrofobico,
mi fa male lo stomaco,
mi fa male il collo,
mi fa male tutto,
un po’ d’acqua, o qualcosa
vi prego,
vi prego,
non riesco a respirare, agente
non mi uccidere,
mi stanno ammazzando,
ti prego, amico
non riesco a respirare,
non riesco a respirare,
mi stanno ammazzando,
mi stanno ammazzando,
non riesco a respirare,
non riesco a respirare,
per favore, signore
ti prego,
ti prego,
ti prego non riesco a respirare»
Poi ha chiuso gli occhi e ha smesso di supplicare. La morte di George Floyd è stata accertata subito dopo.
In questo momento, possiamo fare una scelta. Accettare che questa sia solo l’ennesima tragica morte per mano della polizia americana o decidere di stigmatizzarla perché non succeda mai più.
Quanta cattiveria e odio avrà nutrito quel poliziotto?
Spero che passi il resto dei suoi giorni in carcere, intanto leggevo che sua moglie ha chiesto il divorzio perché devastata dal gesto insensato e dal dolore per la morte del 46enne, proprio per mano di chi, al contrario, dovrebbe assicurare il rispetto delle regole e dei diritti.
Un delinquente e assassino, che spero si sia pentito amaramente, ha ammazzato un essere vivente ammanettato, si vergogni a vita!
Mario