L'epidemiologo Lopalco, il presidente Emiliano e il direttore regionale della salute Montanaro. Insieme formano il trio "LEM" e si ostinano a dichiarare che fare tamponi alle categorie a rischio non serva a nulla ovviamente lo dicono stando al sicuro nelle loro stanze e in video-conferenza e non da una corsia ospedaliera o da un'ambulanza.
L'epidemiologo Lopalco, il presidente Emiliano e il direttore regionale della salute Montanaro. Insieme formano il trio "LEM" e si ostinano a dichiarare che fare tamponi alle categorie a rischio non serva a nulla ovviamente lo dicono stando al sicuro nelle loro stanze e in video-conferenza e non da una corsia ospedaliera o da un'ambulanza.

TAMPONI ALLE CATEGORIE A RISCHIO, CONCA: “IL TRIO LEM E’ FUORI DALLA COMUNITA’ SCIENTIFICA”

Nota del Consigliere regionale, Mario Conca.

“Il trio LEM (Lopalco, Emiliano e Montanaro) si ostina a dichiarare che fare i tamponi alle categorie a rischio non serva a nulla, anzi, è solo uno spreco di tempo e di risorse.
Ovviamente lo dicono stando al sicuro nelle loro stanze e in videoconferenza, non da una corsia ospedaliera o da un’ambulanza mentre si sta combattendo contro un nemico invisibile e, spesso, con dispositivi di protezione inidonei o insufficienti.
È vero, i tamponi a tappeto sono più efficaci e utili se fatti in massa e all’inizio della pandemia, lo dicono gli studi su Corea e Cina, perché così è più facile smantellare i “clusters” mettendo in quarantena i positivi asintomatici, così com’è stato fatto a Vo’ passando da 66 a 6 casi in 2 settimane.
Siccome non siamo stati tempestivi come altri, ora sarebbe fondamentale diagnosticare il personale sanitario, le R.S.A., le forze dell’ordine, i bancari, gli impiegati delle poste e gli addetti alla somministrazione alimentare, perché di lì partono i tizzoni ardenti che accendono i focolai.
Lopalco dice che 39 mila addetti del S.S.R. sono tanti e per questo è inutile farli, non mi pare siano argomentazioni scientifiche le sue.
Perché a quel dato complessivo non andiamo a decurtare tutti gli amministrativi in smart-working, tutti gli operatori nei distretti che non sono in contatto con il pubblico, tutti coloro che non stanno lavorando per disposizioni dipartimentali?
Sarebbero molti di meno. I tamponi vanno fatti a tutti gli operatori sanitari in trincea che ne faranno richiesta per farli lavorare in serenità, per proteggere loro e le rispettive famiglie.
L’epidemiologo Lopalco sostiene che devono essere sottoposti a tampone orofaringeo solo gli operatori sanitari che entrino in contatto con positivi.
Bene, l’esperto dovrebbe anche spiegarci come si fa a scovare gli asintomatici senza tampone. Che ne può sapere un medico, un infermiere, un O.S.S., un autista, un soccorritore e un ausiliario, se quel paziente con l’ictus, quell’altro con la frattura del femore o con l’infarto era pure positivo al Covid-19?
Non penserà davvero che al posto delle orbite oculari, gli operatori, abbiano estrattori di RNA a raggi X?
Il tracciamento tempestivo dei casi e dei loro contatti, è importante tanto quanto il distanziamento sociale che interrompe la catena di trasmissione e l’utilizzo massivo di dispositivi di protezione individuale. Di recente sono stati pubblicati i primi 30 casi sudcoreani e dallo studio si evince che avevano avuto 2370 contatti.
Sono stati tutti posti in quarantena e, in presenza di qualche sintomo, sottoposti a tampone. I dati sono interessanti, sia per capire l’organizzazione che bisogna mettere in piedi, sia perché ha ulteriormente dimostrato che la maggior parte dei contagi era in house, famiglie e ambienti di lavoro.
In Puglia, dal 1 marzo ad oggi, sono stati fatti mediamente 800 tamponi al giorno nonostante ci abbiano raccontato che se ne potevano fare 2000, per un totale complessivo di circa 50 mila tamponi.
Oggi si affrettano a dire che possiamo arrivare a farne cinque mila senza spiegarci i dettagli sulla rete di biologia molecolare.
Mentre loro continuano a mistificare la realtà e a cambiare idea, vedi il dietrofront sugli ospedali Covid-dedicati, ad oggi in Veneto, ad esempio, ne hanno somministrati circa 270.000, raggiungendo un ritmo di 7.000 tamponi al giorno e grazie all’acquisto di una nuova macchina per le analisi, made in Puglia, se ne potranno assicurare 15 mila al dì.
Tutto il mondo si sta preparando alla Fase 2 sapendo che può essere affrontata solo se si è in grado attraverso un sistema di sorveglianza efficiente di individuare e isolare il nuovo caso e i suoi contatti.
I ricercatori di Harvard hanno detto che per la seconda fase i tamponi vanno triplicati, così si preparano a fare in altre nazioni del mondo.
È necessaria una organizzazione formidabile e capillare che parta da un ruolo proattivo dei medici di medicina generale, e non passivo com’è stato fino ad oggi, l’utilizzo delle squadre speciali (Usca), etc… A che punto siamo?
Ricapitolando, quanti tamponi vorrà fare il trio pugliese? Come saranno articolati nel territorio? Per ora le uniche certezze sono quelle che l’istituto zooprofilattico di Foggia continua a fare tamponi per la regione Basilicata e la provincia foggiana è la più colpita, l’IRCCS De Bellis in sinergia con l’altro Istituto Zooprofilattico ne potrebbe fare 2400 al dì e sta ancora al palo, i grandi ospedali provinciali sono oberati e nel pallone, il Di Venere è al momento indisponibile, la rete laboratoristica privata potrebbe dar manforte se eliminassero il numero minimo di 100 tamponi, etc…
Se, però, i tamponi non vogliono farli, perché li ritengono davvero inutili o per non smentirsi nuovamente, è chiaro che non si daranno mai da fare a sufficienza per trovare soluzioni migliorative e ottimizzare l’esistente.
Nella Fase 2 i tamponi saranno ancora più determinanti perché sarà come cercare un ago nel pagliaio, fatevene una ragione e ravvedetevi al più presto”.

La nota originale inviata da Mario Conca al Consiglio Regionale.

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