I volontari del 118 sono lavoratori a nero che prestano la loro opera per associazioni, che di onlus hanno spesso solo la ragione sociale, senza nessuna tutela.
Autisti/Soccorritori che sono parte imprescindibile dell’equipaggio delle ambulanze, in forza di convenzioni stipulate con le Asl per assolvere ad un servizio pubblico primario, ma che lo Stato non riconosce ancora come figura professionale nonostante gli sforzi profusi dal Coes.
Molti di loro sono assunti, non lavorano a nero, ma sono sempre sotto schiaffo perché non hanno le tutele dei dipendenti pubblici e non vengono internalizzati, malgrado gli annunci reiterati da cinque anni su Areu e Sanitaservice.
I guai, si sa, non vengono mai da soli, così succede che, durante un intervento in emergenza, se qualcuno si fa male l’Inail non gli riconosce l’infortunio. Se, per paura di farsi male e non essere riconosciuti dall’Inail, non partecipano ad un soccorso e si andasse a finire nel penale, in teoria l’autista dovrebbe rimanere seduto nell’ambulamza, il magistrato li condannerebbe per omissione di soccorso.
Insomma, cornuti e mazziati, una condanna più che un lavoro. Che fai, non aiuti la squadra se devi scendere dal quarto piano un paziente che pesa 200 kg senza barella bariatrica? No, ci mancherebbe, scendi dal mezzo e ti prodighi perché quel mestiere ti entra nel sangue e non riesci a farne a meno.
30/35 euro circa a turno, meglio se notturni e festivi per far conciliare il secondo lavoro, magari anch’esso a nero perché 700 euro non bastano per vivere.
Spesso marito e moglie sono entrambi volontari, resistono con la speranza che, almeno per uno, arrivi il loro turno per essere assunti o, per tutti, intervenga l’agognata internalizzazione. Due lavori a nero fanno uno stipendio normale, ti abitui all’idea in attesa di tempi migliori. Solo così molti riescono a mettere su famiglia e fare dei figli.
Tutti sanno, ma nessuno fa niente. Questa è l’Italia, si butta la polvere sotto il tappeto, ci si fa la scorza alla coscienza e si sottacciono le verità nascoste. E dire che questo è solo una delle tante storture.
Sono questi i lavoratori/eroi che dovremmo onorare? Dico dovremmo, e non dovrebbero, perché loro sono in servizio anche oggi, le malattie e la pandemia non festeggiano. Buon pranzo!
Mario