Venerdì sono stato in vista presso il centro riabilitativo (ex articolo 26) dell’AIAS Melfi Matera che accoglie ospiti residenziali, semiresidenziali e ambulatoriali. Un’utenza variegata affetta da disabilità grave e gravissima, deficit cognitivi importanti e disturbi specifici dell’apprendimento. Una struttura che ha cinquantanni portati molto bene, e che si estende su sette ettari, dove più che pazienti ci si sente parte di una famiglia allargata. Infatti, come in una casa, c’è una lavanderia e una cucina che emanano profumi che ti ricordano il focolare domestico, dove ogni ospite ha una cella dell’alveare contenente i propri indumenti e una giornata alimentare degna di questo nome. Alcuni ospiti non hanno piu una famiglia e c’è gente che ci vive dell’età di tre mesi. Ho potuto apprezzare l’attenzione e l’amorevolezza degli operatori, ho trovato utenti sereni, sorridenti e impegnati in numerose attività. Dal laboratorio funzionale all’ippoterapia indoor e outdoor, dal laboratorio di sartoria a quello di pittura, dalla terapia occupazionale a quella fisioterapica, dal summer camp per integrarsi sempre più con il tessuto sociale melfitano all’azienda agricola Le Nuvole che produce un ottimo aglianico a fermentazione naturale nelle vecchie cantine Paternoster a Barile. Non ho visto lokomat ed esoscheletri, ma c’era certamente tanto cuore capace di sopperire con la manualità. Oltre dell’ottimo pranzo tradizionale, sono stato omaggiato con un quadretto opera del talentuoso e sorridentissimo Antonio Natale e di un ferma libri raffigurate il logo dell’associazione realizzato dagli utenti del centro. Uno standard che dovrebbe essere la regola per tutte le strutture sanitarie e sociosanitarie, visto che l’occhio vuole la sua parte, la presa in carico deve essere un percorso di umanizzazione e le attività correlate ti devono far sentire utile, integrato e amato. Bisognerebbe puntare sempre più alla recovery, rifuggendo la cronicizzazione farmacologica e contenitiva, perché la cura delle persone non deve più essere un business per pochi. Ci sono andato su sollecitazione di Pino, Stefania e Loredana, bellissime persone, perché prima di poter auspicare e perorare realtà simili in Puglia, dove mancano centri diurni sanitari, mi piace rendermene conto personalmente. Nel tardo pomeriggio ho visitato la struttura riabilitativa ambulatoriale di Matera per poi concludere la serata con una chiacchierata amichevole nei sassi.
Ringrazio il presidente della onlus Aias Giulio Bagnale e le responsabili Francesca e Gabriella per l’accoglienza riservatami.