E’ scandaloso l’impasse della sanità pubblica pugliese che non accenna ad un ritorno alla già precaria normalità ante-Covid.
Dalla riapertura stabilita con disposizione congiunta, di Montanaro ed Emiliano, del 4 maggio u.s. sono passati 22 giorni invano, negli ospedali e nei distretti si naviga ancora a vista.
Tutti, operatori e pazienti, sono arrabbiati e in trepidante attesa di una guida assessorile finora inesistente, una costante in questa legislatura, di un coordinamento dipartimentale perlopiù impercettibile, di direzioni strategiche operative e di una guida sanitaria risolutiva delle mille criticità.
Le motivazioni ufficiali di tale ritardo sono sempre la stesse, la mancanza di DPI, il numero insufficiente di tamponi nasofaringei propedeutici all’accesso in struttura, la mancanza di assunzione di responsabilità dei livelli apicali e una sciatteria di fondo che caratterizza la pubblica amministrazione.
Dove manca un vero ‘padrone’, e quando il controllo latita, tutto è lasciato al caso e alla discrezionalità dei singoli, e la cosa più semplice da fare è quella di bloccare tutto in attesa di Godot.
I Cup restano chiusi perché le aziende sanitarie devono recuperare le 300 mila prestazioni ambulatoriali e diagnostiche di un bimestre, di cui 90 mila nella sola ASL Bari, mediante un recall con organici ridotti.
La gente continua a chiamare i numeri del centro unico di prenotazione che sono perennemente occupati. I rula (responsabili delle liste d’attesa), di cui la quasi totalità degli assistiti ne ignora l’esistenza, cercano di assicurare le prestazioni urgenti e brevi mediante prenotazioni interne che rallentano il recall.
Una fatica immane per i pazienti che non sanno a chi rivolgersi e si aggrappano a chi conosco o pagano per prestazioni private oppure si riversano nei pronto soccorsi, superando la paura pandemica, alla ricerca di una diagnosi o di un controllo.
Visite specialistiche bloccate, chirurgia d’elezione al rallentatore, accesso dei pazienti in strutture sociosanitarie bloccato, dimissione protette bloccate, riabilitazione domiciliare gestita in proprio dalle aziende sanitarie bloccata, protesica bloccata per l’assurda scelta di fare gare distrettuali, non in tutte le Asl per fortuna, malfunzionamenti reiterati del sistema Sist che non fanno decollare il fascicolo sanitario elettronico e rendono complicata la gestione della ricetta dematerializzata.
Questo modus operandi, al paese mio, si chiama interruzione di servizio pubblico, i pazienti farebbero bene a denunciare l’accaduto, in massa, alle forze dell’ordine per cercare di smuovere le loro coscienze.
L‘unica cosa che funzionava discretamente, e non richiedeva prenotazione obbligatoria, erano gli esami del sangue e delle urine. Da ieri, certamente nella Asl Bari, bisogna prenotare anche gli esami ematochimici di laboratorio.
Ciò significa che la gente deve andare prima dal medico di famiglia per la ricetta, poi nei centri prelievi a lasciare le generalità, attendere che entro qualche giorno li richiamino e andare ad effettuare il prelievo per poi, infine, ritornare per ritirare i referti.
Questa è la semplificazione di cui parlano? Non era meglio far prenotare su sistema informatico direttamente da medici e pediatri per eliminare passaggi inutili e incombenze all’utenza?
Una gestione davvero scandalosa che sta nuocendo gravemente alla salute dei pugliesi e che mi fa vergognare per voi!
Mario Conca