Ho appena inoltrato richiesta di audizione dell’assessore Michele Emiliano e del capo dipartimento della sanità Vito Montanaro, con data da calendarizzare, in merito ai gravi ritardi accumulati sul fiore all’occhiello del Sistema Sanitario Regionale, l’emergenza-urgenza.
Con decorrenza 1 luglio 2020 era prevista l’entrata in vigore dell’art. 17 comma 4 del Decreto Legislativo 117/2017, ma a causa dell’emergenza Covid-19, con il Decreto Cura Italia, lo Stato centrale ha prorogato i termini del comma 3 dello stesso articolo al 20 ottobre 2020 posticipando di quattro mesi l’applicazione del comma successivo.
Cosa prevedono i sopracitati commi dell’articolo 17?
COMMA 3. L’attività del volontario non può essere retribuita in alcun modo nemmeno dal beneficiario.
Al volontario possono essere rimborsate dall’ente del terzo settore, tramite il quale svolge l’attività, soltanto le spese effettivamente sostenute e documentate per l’attività prestata, entro limiti massimi e alle condizioni preventivamente stabilite dall’ente medesimo. Sono in ogni caso vietati rimborsi spese di tipo forfettario.
COMMA 4. Ai fini di cui al comma 3, le spese sostenute dal volontario possono essere rimborsate anche a fronte di una autocertificazione resa ai sensi dell’articolo 46 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, purché non superino l’importo di 10 euro giornalieri e 150 euro mensili e l’organo sociale competente deliberi sulle tipologie di spese e le attività di volontariato per le quali è ammessa questa modalità di rimborso.
La disposizione di cui al presente comma non si applica alle attività di volontariato aventi ad oggetto la donazione di sangue e di organi.
Alla luce del dettato normativo, solo momentaneamente congelato, atteso che per l’uscita dal piano di rientro siamo obbligati a rivedere l’emergenza-urgenza, vista l’avvicinarsi della fine della legislatura e tenuto conto che l’internalizzazione dell’emergenza – urgenza necessiterà di un crono-programma di molti mesi per la migrazione del personale e per sciogliere i nodi amministrativi, è concreto il rischio che dal 1 novembre p.v. il sistema del 118 vada in tilt perché non ci saranno più volontari che saranno disposti a fare 15 turni al mese per 150 euro, magari tutti festivi o notturni.
Quale padre o madre di famiglia potrebbe sopravvivere con tale miseria?
C’è poi una questione morale, penale e di giustizia sociale che ci impone di procedere ad horas con la tanto decantata internalizzazione che qualche mio collega, erroneamente, definisce stabilizzazione.
I volontari del 118 sono lavoratori a nero che prestano la loro opera per associazioni, che di onlus hanno spesso solo la ragione sociale, senza nessuna tutela.
Autisti e soccorritori che sono parte imprescindibile dell’equipaggio delle ambulanze, in forza di convenzioni stipulate con le Asl per assolvere ad un servizio pubblico primario, ma che lo Stato non riconosce ancora come figura professionale nonostante gli sforzi profusi dal Coes.
Molti di loro sono assunti, non lavorano a nero, ma sono sempre sotto schiaffo perché non hanno le tutele dei dipendenti pubblici e non vengono internalizzati, malgrado gli annunci reiterati da cinque anni su Areu e Sanitaservice.
Io ritengo che l’Areu (Agenzia Regionale Emergenza Urgenza), che peraltro langue all’ordine del giorno per la definitiva approvazione del consiglio dopo l’approvazione in commissione sanità di un anno fa, sia da preferire alle 6 Sanitaservice che per me sarebbero da abolire.
Una cosa deve essere certa, l’associazionismo va superato, ai lavoratori va assicurata pari dignità.
I guai, si sa, non vengono mai da soli, così succede che, durante un intervento in emergenza, se qualcuno si fa male l’Inail non gli riconosce l’infortunio.
Se, per paura di farsi male e non essere riconosciuti dall’Inail, non partecipano ad un soccorso e si andasse a finire nel penale, in teoria l’autista dovrebbe rimanere seduto nell’ambulanza, il magistrato li condannerebbe per omissione di soccorso.
Insomma, cornuti e mazziati, una condanna più che un lavoro. Che fai, non aiuti la squadra se devi scendere dal quarto piano un paziente che pesa 200 kg senza barella bariatrica?
No, ci mancherebbe, scendi dal mezzo e ti prodighi perché quel mestiere ti entra nel sangue e non riesci a farne a meno.
30/35 euro circa a turno, meglio se notturni e festivi per far conciliare il secondo lavoro, magari anch’esso a nero perché 700 euro non bastano per vivere.
Spesso marito e moglie sono entrambi volontari, resistono con la speranza che, almeno per uno dei due, arrivi il turno per essere assunti o, per tutti, intervenga l’agognata internalizzazione.
Due lavori a nero fanno uno stipendio normale, ti abitui all’idea in attesa di tempi migliori. Solo così molti riescono a mettere su famiglia e fare dei figli.
Tutti sanno, ma nessuno fa niente. Questa è la gestione pugliese della cosa pubblica, buttano la polvere sotto il tappeto, edulcorano la realtà, non hanno il coraggio di decidere perché si fanno la scorza alla coscienza e sottacciono le verità nascoste.
Assessore Emiliano, anziché rifiutare il confronto e pensare di anticipare le elezioni a luglio per evitare che la gente si renda conto del fumo che gli hai buttato negli occhi, perché non risolvi questo annoso problema?
Se hai deciso di non procedere, abbi il coraggio di dirlo chiaramente, non prendere in giro gli operatori sanitari che ogni giorno salvano vite umano rischiando le proprie.
Mario Conca
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