La contenzione meccanica non è un atto terapeutico. Così ha stabilito la Cassazione esprimendosi sul caso Mastrogiovanni, ‘il maestro più alto del mondo’ morto nel 2009 dopo 82 ore di contenzione nell’ospedale di Vallo di Lucania, che ha portato alla condanna di medici e infermieri
leggi qui: https://bit.ly/2PKsrot
La contenzione meccanica consiste nel legare a letto una persona con mezzi meccanici: bande per letto, cinghie per letto, cinghie addominali, cintura contenitiva etc..
E’ vero, il manicomio fisicamente è stato chiuso, purtroppo però le pratiche manicomiali resistono tuttora: la contenzione rappresenta una di quelle disumanità ampiamente utilizzate ancora oggi, a quarant’anni dall’approvazione della n.180/78 (legge Basaglia).
In Italia vi sono circa 280 SPDC (servizi di psichiatria, diagnosi e cura) ma solo in una trentina di essi non si applica; per fortuna, però, le cose stanno rapidamente cambiando. Dove si esegue la contenzione meccanica? Generalmente s’immagina che sia appannaggio esclusivo dei luoghi della psichiatria ma, al contrario di quanto si possa pensare, si fa dappertutto: residenze per anziani, case di cura private, comunità terapeutiche ma anche nell’ospedale generale.
La contenzione è una prassi che non si studia, non è descritta nei libri di psichiatria, non s’insegna agli studenti, siano medici o infermieri: si apprende sul campo. Quando un giovane tirocinante va in un reparto, o in uno SPDC e c’è una persona che rischia di cadere oppure è aggressiva, i colleghi più esperti gli fanno vedere come si fa, preferibilmente si prende il paziente in cinque, uno per ogni arto e uno per la testa e lo si lega. E’ una pratica che è introiettata per sopravvivere; negli anni, gli operatori si convincono che è giusta, che legare serve per tutelare la persona ma solo in pochi, purtroppo, la rifiuteranno, esprimeranno il proprio dissenso, la propria obiezione, la propria disubbidienza.
Inoltre, la contenzione è incostituzionale. Se leggiamo con attenzione gli articoli 13 e 32 della Costituzione, il primo afferma che “non è possibile limitare la libertà di una persona se non con autorizzazione giudiziaria” e mai gli operatori che legano una persona chiedono l’autorizzazione a un giudice, al massimo mettono il paziente in TSO; l’altro articolo tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo, ma dov’è il suo diritto se una persona entra in luogo di cura e si ritrova legata ad un letto?
E’ vero, il manicomio fisicamente è stato chiuso, purtroppo però le pratiche manicomiali resistono tuttora: la contenzione rappresenta una di quelle disumanità ampiamente utilizzate ancora oggi, a quarant’anni dall’approvazione della n.180/78 (legge Basaglia).
In Italia vi sono circa 280 SPDC (servizi di psichiatria, diagnosi e cura) ma solo in una trentina di essi non si applica; per fortuna, però, le cose stanno rapidamente cambiando. Dove si esegue la contenzione meccanica? Generalmente s’immagina che sia appannaggio esclusivo dei luoghi della psichiatria ma, al contrario di quanto si possa pensare, si fa dappertutto: residenze per anziani, case di cura private, comunità terapeutiche ma anche nell’ospedale generale.
La contenzione è una prassi che non si studia, non è descritta nei libri di psichiatria, non s’insegna agli studenti, siano medici o infermieri: si apprende sul campo. Quando un giovane tirocinante va in un reparto, o in uno SPDC e c’è una persona che rischia di cadere oppure è aggressiva, i colleghi più esperti gli fanno vedere come si fa, preferibilmente si prende il paziente in cinque, uno per ogni arto e uno per la testa e lo si lega. E’ una pratica che è introiettata per sopravvivere; negli anni, gli operatori si convincono che è giusta, che legare serve per tutelare la persona ma solo in pochi, purtroppo, la rifiuteranno, esprimeranno il proprio dissenso, la propria obiezione, la propria disubbidienza.
Inoltre, la contenzione è incostituzionale. Se leggiamo con attenzione gli articoli 13 e 32 della Costituzione, il primo afferma che “non è possibile limitare la libertà di una persona se non con autorizzazione giudiziaria” e mai gli operatori che legano una persona chiedono l’autorizzazione a un giudice, al massimo mettono il paziente in TSO; l’altro articolo tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo, ma dov’è il suo diritto se una persona entra in luogo di cura e si ritrova legata ad un letto?
In alcuni luoghi il problema è stato affrontato con successo, uno di questi è Trieste, dove l’ASS 1, il 15 febbraio 2006 con delibera n.109, ha attivato la “Commissione per il monitoraggio e l’eliminazione della contenzione meccanica, farmacologica, ambientale e delle cattive pratiche assistenziali, vecchie e nuove”. Da vari anni, ormai, la contenzione in quella città si è azzerata sia nelle strutture psichiatriche, sia nelle altre strutture sanitarie e si sta diffondendo nel resto della Regione.
Un altro esempio è rappresentato dalla Regione Emilia Romagna in cui si è costituito un gruppo di lavoro a livello Regionale con l’obiettivo di azzerare la contenzione, sia negli SPDC che nelle strutture per anziani. Questo gruppo ha formulato un programma ed è intervenuto con una serie di circolari, n.16/2009 e n. 1/2015, tese al monitoraggio e valutazione delle contenzioni meccaniche avvenute negli SPDC. Altre delibere Regionali riguardano la formazione degli Operatori, incentivi a cascata dalle posizioni funzionali più elevate, quali i Direttori Generali delle singole ASL, agli Operatori degli SPDC.
In questa Regione, le contenzioni negli SPDC sono passate da 972 nel 2011 a 179 nel 2017; per il prossimo anno si prevede l’azzeramento della contenzione in molti SPDC.
Un altro esempio è rappresentato dalla Regione Emilia Romagna in cui si è costituito un gruppo di lavoro a livello Regionale con l’obiettivo di azzerare la contenzione, sia negli SPDC che nelle strutture per anziani. Questo gruppo ha formulato un programma ed è intervenuto con una serie di circolari, n.16/2009 e n. 1/2015, tese al monitoraggio e valutazione delle contenzioni meccaniche avvenute negli SPDC. Altre delibere Regionali riguardano la formazione degli Operatori, incentivi a cascata dalle posizioni funzionali più elevate, quali i Direttori Generali delle singole ASL, agli Operatori degli SPDC.
In questa Regione, le contenzioni negli SPDC sono passate da 972 nel 2011 a 179 nel 2017; per il prossimo anno si prevede l’azzeramento della contenzione in molti SPDC.
Nella nostra Regione il fenomeno non è monitorato e la mia mozione
leggi qui: https://bit.ly/2S4AY24,
che voleva impegnare la giunta di Emiliano, langue da oltre un anno in attesa delle grazie di sua maestà, il Governatore di Puglia, sperando che trovi il tempo di far celebrare i consigli. Peccato che lui prenda a riferimento l’Emilia Romagna solo quando gli conviene, come nel caso dell’iniquo riparto del fondo sanitario nazionale. L’ultima rilevazione per i reparti di psichiatria risale al 2010 e rivela un massiccio ricorso alla contenzione fisica da parte di tutti gli SPDC pugliesi con una sola eccezione rappresentata dal SPDC di San Severo. Non vi è alcun dato sulla contenzione nelle altre strutture sanitarie sopra menzionate. E’ giunta l’ora?