Le U.S.C.A. (unità speciali di continuità assistenziale), il D.P.C.M. le ha previste il 9 marzo, le regioni si dovevano adeguare entro il 20 marzo, ad un mese e mezzo dal provvedimento la Puglia è ancora ferma.
Le task-force di medici per la gestione domiciliare dei pazienti Covid-19, una ogni 50.000 abitanti, dovevano essere istituite dalle regioni e diventare subito operative allo scopo di rafforzare la medicina territoriale e di curare gli ammalati a casa evitando che le loro condizioni si aggravassero.
In Veneto e in Emilia-Romagna le U.S.C.A. sono partite subito, i team di medici sono andati presso il domicilio dei pazienti Covid-19 per fornire cure e assistenza.
In tutta la Puglia, alla data del 24 aprile, sarebbero dovute partire 80 U.S.C.A., secondo quanto annunciato dal presidente Emiliano, ma ciò non è accaduto: non ci sono dottori disponibili.
Le adesioni all’avviso sono state pochissime e addirittura in alcuni distretti nessun medico avrebbe partecipato, nonostante la paga oraria di 40 euro l’ora.
Ogni U.S.C.A avrebbe dovuto essere composta da cinque medici, che si sarebbero alternati in due turni giornalieri, per fare almeno 8 visite domiciliari al giorno.
Le difficoltà a reperire i medici per le U.S.C.A. dipende dalla tipologia di medici a cui ci si è rivolti: il medico di famiglia, il pediatra di libera scelta e la guardia medica. Questi professionisti ormai sono diventati, non certo per colpa loro, dei burocrati di una medicina del territorio che non funziona.
Sono stati per anni limitati a fare le sole ricette e ora è chiaro che hanno paura di andare nelle case dei positivi, sentono di non avere l’esperienza adeguata per affrontare una situazione di tale portata.
E’ evidente che così le U.S.C.A. non partiranno mai come si deve; dal mio punto di vista le U.S.C.A dovrebbero partire direttamente dai nosocomi, pneumologie e malattie infettive in primis, dove operano medici abituati a gestire questi pazienti complessi.
L’ospedale che va a casa, perché la pratica vale molto di più della teoria.
La speranza è quella di avere la fortuna di ridurre al minimo i danni e che, dopo che questa emergenza passi, si pensi seriamente ad una riforma complessiva del sistema sanitario a livello centrale in cui, tra le altre cose, i medici del territorio dovrebbero diventare dipendenti delle A.s.l. e andare a lavorare H24 nei PTA, imparando sul campo come si prende in carico e si cura un paziente, gestendo i codici bianchi e verdi; questo, peraltro, decongestionerebbe l’acuzie (fase di massima intensità e gravità di una malattia) evitando le insopportabili attese ai pronto soccorsi.
Alla luce di tanto, è assolutamente comprensibile che i medici del territorio oggi si sentano a disagio e siano impauriti.
Montanaro, dopo le rinunce da parte dei medici, dice di volerli sostituire con gli infermieri: prende tempo, teme di non riuscire a far partire le U.S.C.A. e allestisce questa messinscena degli infermieri per poter dire che sono in corso di attivazione: forse non sa che gli infermieri non fanno diagnosi mediche, fanno parte del comparto sanitario e sono parte del team delle unità speciali, ma per andare a visitare i pazienti nel proprio domicilio servono i medici.
La sanità pubblica va rivoluzionata pena la sua soccombenza.
Filippo Anelli, presidente dell’ordine dei medici, dovrebbe avere il coraggio di ammettere il fallimento della medicina di base che, non per colpa dei medici, assorbe risorse e non risponde al fabbisogno di salute.
Continuare a sostenere che la mancata adesione dei medici sia dovuta alla mancanza di dispositivi di protezione o al timore di aggressioni, vuol dire non descrivere la fotografia che questa pandemia ha reso ancora più nitida.
Io lo racconto da anni (https://bit.ly/2LaMtno), ma ora spero che tutti abbiano compreso che l’ACN, le Convenzioni, l’Air, le Pip, il Care Puglia, etc…andrebbero soppiantati definitivamente dal passaggio alla dipendenza pubblica.
Leggi l’intervista a Mario Conca sull’Attacco, quotidiano di Foggia.
Leggi la nota di Mario Conca inviata al Consiglio Regionale della Puglia. Clicca qui.