Negli anni esternalizzano, tra le tantissime altre cose, il servizio Cup. Alcuni politici, complice la dirigenza amministrativa, aiutano gli stakeholders privati ad aggiudicarsi le gare e, subito dopo, gli forniscono i nomi di chi assumere, le famose utilità contestate a più riprese dalla Procura a Foggia e Bari per altre vicissitudini. Chi viene assunto, ovviamente, è costretto a sostenere elettoralmemte chi l’ha raccomandato a quel ruolo perché teme di cadere in disgrazia ed essere licenziato. La giunta regionale, a partire dal 2018, vara due delibere per consentire alle Sanitaservice di poter internalizzare anche il centro unico di prenotazione, cosicché, chi era entrato nella ditta privata pagata con fondi pubblici per chiamata diretta, bypassando i concorsi cristallizzati nell’articolo 97 della Costituzione, si ritroverà assunto in una società in house a capitale interamente pubblico. L’agognato posto fisso di zaloniana memoria, ma non è finita. Quasi sempre, infatti, succede che chi ricopre posizioni apicali nelle partecipate, ha la faccia tosta di candidarsi direttamente nelle liste di chi l’ha nominato fiduciariamente in quel ruolo lautamente remunerato, oppure, per salvare le apparenze, sostiene candidature amiche nei diversi livelli legislativi che compongono il sistema clientelare.
Il mercimono è servito ed è replicabile all’infinito, ma non vale per tutti. Ci sono tanti altri servizi incardinati nelle Asl, purtroppo, che passano da una cooperativa all’altra in nome della clausola sociale, anche queste balzate agli onorri della cronaca giudiziaria. Ex Lsu che dopo vent’anni di servizio e promesse di internalizzazione, sono sottopagati e sempre sottoschiaffo, prendono ordini dalla Asl ma costano di più all’azienda sanitaria perché bisogna garantire il profitto al privato. Evidentemente non interessano a nessuno perché poco ricattabili, gente libera. A partire dal 2017 ho presentato due interrogazioni e diversi solleciti, ma non hanno avuto neanche la decenza di rispondere.
Questo è il sistema, questo è il motivo per cui non possiamo sostenerlo e per questo abbiamo il dovere morale di continuare a combatterlo in tutte le sedi. Chi, noncurante dell’evidenza o scambiandola per normalità, continua a votarli si rende complice, chi non va a votare (il 50% nel 2015), invece, inconsapevolmente alimenta il malaffare e ne subisce tutte le conseguenze. Ai magistrati basterebbe incrociare nomine e incarichi fiduciari con le liste per ricostruire la piovra del potere, perché non lo fanno? Sarà perché in due anni ne hanno arreststi quattro? Non esistono differenze tra le coalizioni, è tutto maledettamente speculare. Chi vince adotta lo spoil system e la giostra continua a girare a danno degli onesti, altro giro altro volo! Mi ricorda il calcinculo!!
È inutile lamentarsi se non si ha il coraggio di cambiare…Mario
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