Mense Ospedaliere, imitiamo il modello Sant’Orsola, fa bene alla Salute e alle nostre tasche!

Pensate, se i pasti fossero preparati in ospedale, oltre a servire pietanze più gustose e più nutrienti, potremmo azzerare i costi e addirittura guadagnarci centinaia di milioni di euro all’anno. Se un paziente mangia meglio, va a casa anzitempo e, visto che un posto letto costa mediamente 800 euro al giorno, risparmiamo. Se lo fanno all’ospedale Sant’Orsola di Bologna (guarda il video sotto, ne vale la pena), perché non lo possiamo fare in tutti gli ospedali pugliesi? Presidente Emiliano, per una volta riusciamo a fare gli interessi dei pugliesi? Grazie…

 

 

RIPORTIAMO LE CUCINE NEGLI OSPEDALI PUBBLICI, COME HANNO FATTO ALL’OSPEDALE SANT’ORSOLA DI BOLOGNA. IL BUON CIBO È PARTE DELLA TERAPIA,  FA RISPARMIARE SULLE GIORNATE DI DEGENZA E AZZERA I COSTI.

Emiliano vuole propinarci l’ennesima gara centralizzata da 320 milioni di euro a lotto unico, quella sulla ristorazione ospedaliera, ma io invito lui, e tutto il consiglio regionale, a guardare questo servizio andato in onda su Petrolio, per sottoporre alla loro attenzione ciò che è stato fatto all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, dove al centro cottura hanno preferito la cucina interna e alla piattaforma alimentare il km zero. Sono anni che se ne parla, ma Innovapuglia si è arenata e nessuno sa ciò che bolle in pentola. Nel frattempo continuano le proroghe illegittime in tutte le Asl, con punte di 15 anni nella Asl di Lecce e prezzi che arrivano fino a 18 euro per giornata alimentare come nel caso dell’oncologico, assistiamo agli spostamenti di centri cottura che inficiano oltremodo la bontà delle pietanze. Le Gare regionali, ad oggi, sono state un fallimento e hanno fatto raddoppiare e triplicare i costi, vedasi quelle per i tracheotomizzati, rifiuti sanitari e lavanolo. Una industrializzazione che consoliderà oligopoli, sfaldando la piccola e media impresa, farà scemare la qualità del cibo in nome della sicurezza alimentare e farà lievitare i costi. Perché in Puglia non si può fare quello che si sta facendo in Emilia Romagna? Cucine interne e plastic free, un costo di 14 euro al giorno e pietanze gustose? Da noi la scusa è assolutamente banale, pare che non si possa fare perché molte cucine ospedaliere non sono utilizzabili non avendo l’agibilità, ma com’è possibile? Vuol dire che dobbiamo dichiarare inagibili tutti gli ospedali che le contengono? La verità è, evidentemente, un’altra, si fa più business con il cook and chill e il fresco caldo, della sostenibilità ambientale, della gradevolezza dei cibi, del risparmio sulle giornate di degenza, dei pazienti in corsia e dei lavoratori, a questa politica sprecona e inconcludente non gliene importa assolutamente nulla.

Come diceva Platone, i numeri governano il mondo. Allora fatemi dare qualche numero per dimostrarvi che se si optasse per il modello Sant’Orsola o per il modello Amsterdam, la cui validità è dimostrabile e non costerebbe di più, a regime la spesa annuale per la refezione si azzererebbe. Nel 2017 si sono registrati circa 480 mila ricoveri in Puglia, al netto della mobilità passiva, cosa succederebbe se solo il 10%, cioè 48 mila, si contraesse di un solo giorno di degenza ospedaliera? Gli ospedali fanno diagnosi e cura e la durata massima del ricovero non dovrebbe superare i 7 giorni, il condizionale è d’obbligo per tante ragioni su cui soprassiederò, ed un giorno di degenza costa mediamente 800 euro.  Pertanto, se moltiplicassimo i 48 mila ricoveri per gli 800 euro del costo medio del posto letto, il risultato sarebbe di 38.400.000,00 euro. È presto detto che l’attuale costo per l’intera regione sarebbe recuperato fino ad azzerarsi. È se la percentuale salisse al 20%? Addirittura ci guadagneremmo. E se a ciò aggiungessimo i risparmi sul cibo portato da casa, meno controllato, e i benefici economici rinvenienti dall’effetto placebo che un piatto fumante e gustoso può assicurare? Perché non seguiamo gli esempi virtuosi per una volta? Prendetevi qualche minuto e guardatevi il video, vale più di mille parole.

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