“Emodinamica, emergenza-urgenza, ma anche neurochirurgie sono tra le criticità maggiori del piano di riordino ospedaliero – dichiara il consigliere cinquestelle – Per questo annuncio che presenterò un esposto alla magistratura per chiusura della neurochirurgia dell’ospedale Di Venere perché, non me lo auguro, moriranno persone. La sanità non è fatta di solo ospedali.
E’ la percezione delle prestazioni sanitarie da parte degli utenti, che hanno portato la Puglia ad essere l’ultima regione italiana per gradimento. Sono tante le cose che non vanno nel piano di riordino perchè si è partiti dall’ultimo step, quello della chiusura degli ospedali. Bisognava prendersi il tempo e poi arrivare a riconversione e chiusura, perché noi in Italia abbiamo una media di 331 posti letto ogni centomila abitanti, in Puglia siamo a 270, la media europea supera abbondantemente i 550, e non avevamo bisogno di tagliare ulteriori posti letto. Il sentore che si vada ad agevolare il privato dunque è più che lecito”.
Conca prosegue specificando come tra le maggiori criticità vi sia quella dell’emodinamica con “un imbuto” su Bari dove ci sono 8 emodinamiche “mentre è completamente assente l’emodinamica nell’ospedale della Murgia con una sala già predisposta e un’utenza di 200 mila persone”.
ESPOSTO
ALL’ECC. MO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI BARI
* * * Atto di esposto e contestuale denuncia * * * Il sottoscritto Mario Conca, nato a…il…, residente in…alla via…, espone quanto segue – Con Deliberazione n. 1933 del 30.11.16, la Giunta Regionale ha approvato il Regolamento di Riordino della rete ospedaliera della Regione Puglia, con cui ha proceduto, in funzione della rimodulazione della dotazione dei posti letto, ad una nuova classificazione delle strutture ospedaliere pubbliche, degli IRCCS pubblici e privati, degli enti ecclesiastici e delle case di cura private;
– Con tale Regolamento è stata disposta la chiusura immediata del reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale “Di Venere”- Carbonara di Bari, unica realtà pubblica esistente all’interno dell’ASL Bari oltre all’Ospedale Policlinico, determinando così l’interruzione di un servizio di pubblica necessità a danno dei cittadini pugliesi che sino a quel momento ne usufruivano, nonché arrecando nocumento al diritto alla salute costituzionalmente garantito;
– Il reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale “Di Venere” rappresenta, nel territorio regionale pugliese, un reparto di eccellenza, il quale ha garantito per circa quarant’anni servizi salvavita e di urgenza ad un ampio bacino d’utenza, svolgendo attività di pronto soccorso, di chirurgia d’urgenza, di trattamento e cura di traumi spinali chirurgici, di tumori cerebrali e spinali benigni o maligni, di emorragie cerebrali spontanee da rottura di malformazioni vascolari artero-venose e da rottura di aneurismi cerebrali, e servendosi, per i casi clinici più gravi e complessi, di collaborazioni con i reparti di Terapia Intensiva Rianimatoria o Neonatale ed Ortopedia del medesimo ospedale;
– La rimodulazione della dotazione dei posti letto prevista dal Regolamento di Riordino, che determina la chiusura del Reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale “Di Venere” di Bari e la contestuale attribuzione di nuovi posti letto alla Neurochirurgia della Casa di Cura Privata Accreditata “Mater Dei Hospital” di Bari (n. 8 posti letto), della Casa di Cura Privata Accreditata “Anthea Hospital” di Bari (n. 8 posti letto) e dell’Ente Ecclesiastico – Ospedale Generale Regionale “Miulli” di Acquaviva delle Fonti (n. 12 posti letto), non garantisce adeguatamente il soddisfacimento dei bisogni di salute dei cittadini pugliesi nell’ambito neurochirurgico, atteso che i servizi erogati da tali strutture private non ricomprendono il trattamento delle urgenze né l’esecuzione di complessi interventi neurochirurgici, limitandosi invece soltanto a piccoli interventi di chirurgia spinale;
– A causa di tale scelta politica del tutto irrazionale, la conseguente inappropriatezza ed insufficienza quantitativa e qualitativa delle prestazioni sanitarie erogate all’interno dell’ASL Bari nell’ambito neurochirurgico, oltre a creare notevoli disagi alla popolazione pugliese, lede il fondamentale diritto alla cure, intimamente connesso al diritto alla salute, il cui riconoscimento incondizionato e la cui tutela rappresentano un dovere per lo Stato-sociale;
– Sì che, in tale nuovo contesto organizzativo della rete ospedaliera regionale, il cittadino avente bisogno, per sé o per altri, di interventi di tipo neurochirurgico si vede costretto a rinunciare alle cure adeguate o ai trattamenti cui avrebbe diritto, stante l’assenza nel territorio di strutture e servizi idonei a tutelare in maniera effettiva il suo diritto alla salute;
– Infatti, la scelta di privare la Neurochirurgia dell’Ospedale “Di Venere” di tutti i posti letto per destinarli contestualmente a talune Strutture ospedaliere private, strutturalmente incapaci di eseguire interventi neurochirurgici più complessi nonché di garantire il servizio salvavita e d’urgenza, danneggia in maniera diretta il bene giuridico “salute”, bene primario tra tutti i diritti fondamentali della persona e riferibile non solo al diritto all’integrità psico-fisica ma anche al diritto di usufruire di prestazioni sanitarie adeguate e proporzionate ai propri bisogni di salute, nella prospettiva di una tutela sia individuale che collettiva;
– L’art. 32 della Costituzione riconosce a tale diritto un contenuto “dinamico”, prevedendo espressamente l’obbligo per le istituzioni pubbliche (statali, regionali e locali) di porre in essere tutte le condizioni strutturali e le azioni necessarie ad assicurare una tutela effettiva della salute dei cittadini, con ciò determinando l’atteggiarsi del diritto stesso a pretesa positiva nei confronti del potere pubblico ad ottenere prestazioni sanitarie appropriate e clinicamente efficaci;
– Sotto altro profilo, la chiusura del Reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale “Di Venere” di Bari costituisce interruzione di servizio pubblico o di pubblica necessità, non risultando a tal fine necessario che l’azione di interruzione si riferisca al servizio (qui sanitario) complessivamente inteso, ma essendo sufficiente che venga interrotta una singola attività o prestazione; per quanto sopra esposto e motivato il sottoscritto Mario Conca, chiede che l’Ecc.ma Procura della Repubblica adita voglia disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti esposti in narrativa, valutando gli eventuali profili di illiceità penale degli stessi e, nel caso, individuando i possibili responsabili e procedendo nei loro confronti. Con osservanza.
Bari, 30.01.17
Mario Conca