SANITÀ, CENTRALIZZARE LE AUTOSTRADE INFORMATICHE È UNA NECESSITÀ

AUTOSTRADE DIGITALI SANITARIE, QUESTE SI CHE VANNO STATALIZZATE E CENTRALIZZATE PERCHÈ SALVANO LA VITA E CI FANNO RISPARMIARE TEMPO E DENARO!

Si stanno facendo tante discussioni e polemiche sulla veridicità dei dati sanitari che le Regioni trasmettono allo Stato, sulla scorta dei quali vengono poi determinate le diverse colorazioni, e nessuno si chiede come mai in Italia ogni regione utilizza ancora oggi un proprio sistema informativo sanitario, anziché uno uguale per tutti, che, peraltro, è gestito e implementato perlopiù da softwarehouse private.

Può essere che dati così sensibili e così delicati debbano passare nelle mani di società private anziché essere custoditi in società pubbliche? Una volta in Puglia avevamo Tecnopolis Csata Novus Ortus, oggi abbiamo stakeholders che fatturano centinaia di milioni di euro e che, dovendo perseguire il profitto, rilasciano prodotti poco performanti e poco friendly. Ricordo un oncologo dell’ospedale San Pio di Castellaneta che mi disse, sai che per dare una pillola ad un mio paziente devo compilare 28 campi al PC, ma faccio il medico o l’amministrativo? Per non parlare dello schede di dimissioni ospedaliere (SDO) che complicano quotidianamente la vita a migliaia di medici. Per anni con l’amico Gianni Santoro, che mi sollecitava una modifica alla piattaforma Edotto per semplificare la vita ai caragiver e ai distretti socio-sanitari nel rilascio di ausilii alle persone con disabilità, abbiamo inseguito il dirigente regionale Vito Bavaro che è stato bravissimo a smarcarsi senza essere consequenziale.
In Puglia il sistema informativo si chiama Edotto, si racconta che negli anni sia costato circa 60 milioni di euro, ma tante cose le ignora. In Campania si chiama Sinfonia ma la musica è sempre la stessa, in Basilicata si chiama Sisir, Nel Lazio Sisr, etc..! Ma non sarebbe meglio utilizzare l’autostrada informatica nazionale che si chiamava Sist e ora, mi pare, si chiami NSIS? In questa maniera ci sarebbe l’interoperabilità dei dati, il ministero non avrebbe bisogno di richiederli o sollecitarli alle regioni ma potrebbe leggerli e scaricarli in tempo reale, si eviterebbero tante magagne, vere o presunte, per evitare lockdown, si risparmierebbe tempo prezioso e denaro sonante. Spero lo stiano almeno pensando!

Stessa cosa dicasi per il fascicolo sanitario elettronico (FSE). Oggigiorno, ciascuna regione si fa costruire la sua piattaforma informatica, che non comunica con tutte le altre e, spesso, come succede Puglia, non decolla perché non è obbligatorio e non si fa nulla per promuoverne l’utilizzo malgrado i dieci milioni di euro già spesi. Se ci fosse un unica piattaforma per tutte le regioni, mediante l’utilizzo del Pin della tessera sanitaria, ogni struttura del SSN avrebbe accesso, all’occorrenza, ai dati degli assistiti. In questa maniera si potrebbero salvare vite umane, sicuramente si risparmierebbero soldi per le economie di scala, si farebbe appropriatezza diagnostica e si avrebbe una identità digitale a portata di click. Dal Ministero dalla Sanità al Dipartimento regionale della Salute, dall’azienda sanitaria locale al distretto sociosanitario, dall’Ospedale alla medicina territoriale, una fluidità di dati che certamente avrebbe aiutato tutti gli apparati, preservato l’ambiente e migliorato la qualità di vita.
Ad esempio, se io andassi a Milano, o a Roma, mi sentissi male e arrivassi incosciente ad un qualsiasi pronto soccorso, nessuno degli operatori al triage conoscerebbe la mia storia clinica, le mie patologie pregresse, le mie analisi e i farmaci che assumo, ritardando certamente la diagnosi, facendo esami inutili e rischiando, addirittura, di sbagliarla aggravando il mio quadro clinico. Mi ricordo tanti casi di malasanità che si sarebbero potuti evitare, uno su tutti auello di Valeria Lepore. Se ci fosse un fascicolo sanitario unico tutto sarebbe più semplice, anche, e soprattutto, durante un’emergenza sanitaria. Il referto del tampone caricato direttamente lì, a disposizione dell’assistito, del suo medico, della Asl e a futura memoria.

Speriamo bene! Mario

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